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Elena Triaca, Promeco: “Confronto costante, ricerca e sviluppo, innovazione e creatività”.

Oggi è amministratore unico di Promeco, un'azienda italiana di Como che costruisce, con tecnologia propria, impianti e macchine per il riciclo dei rifiuti in genere con produzione di energia o di nuovi prodotti finiti.


Possiamo ripercorrere brevemente la sua carriera professionale?

Il percorso della mia carriera personale, dopo gli studi universitari, si è svolto all'estero, in Russia e soprattutto in Germania e Austria. Le esperienze maturate fuori dall'Italia mi hanno permesso di acquisire nuove competenze, di conoscere realtà diverse da quelle italiane dei primi anni '90 e di imparare a cogliere, nel confronto, ciò che poteva essere utile per raggiungere i miei obiettivi. Tornata in Italia, che considero un luogo magnifico in cui vivere per il suo patrimonio artistico, culturale e naturale, decisi, ormai 27 anni fa, di intraprendere una carriera imprenditoriale su invito di colui che sarebbe poi diventato mio marito. La nostra idea era quella di avviare un'azienda in grado di offrire soluzioni di riciclaggio per i rifiuti urbani e industriali, e così è iniziata la storia di Promeco. La sfida era ambiziosa e del tutto pionieristica, basti pensare che in seguito è stato emanato il Decreto Ronchi (febbraio 1997), che ha posto per primo le basi per la gestione dei rifiuti nel nostro Paese. Devo ammettere che da solo non avrei mai trovato il coraggio di avviare un'impresa così innovativa, ma grazie al supporto del mio socio, che già all'epoca vantava un notevole background manageriale a livello internazionale, ho potuto mettere in campo le mie competenze e oggi ammetto che l'esperienza è stata ed è tuttora straordinaria, pur con tutte le difficoltà del caso. Il know-how acquisito nel Nord Europa, dove le soluzioni per una gestione efficace dei rifiuti erano già in voga, unito alle capacità tecniche e visionarie di mio marito, è stato il punto di partenza. Promeco, insieme a uno staff di collaboratori, professionali, appassionati e curiosi, ha sviluppato negli anni, in termini di singole macchine e impianti chiavi in mano, soluzioni efficaci e tecnologicamente avanzate per il riciclo concreto dei rifiuti: la trasformazione di fatto del rifiuto in risorsa. Nel tempo, ho concentrato le mie attività nell'area amministrativa e legale, pur non smettendo di curiosare nell'area tecnico-imprenditoriale. Sono stato presidente del consiglio di amministrazione e oggi sono l'amministratore unico della società. L'approccio al settore delle materie plastiche, che, ci tengo a precisarlo, non è l'unica attività di Promeco, è sempre stato innovativo e trasversale in quanto si è concentrato fin dall'inizio sulla valorizzazione e quindi sul riciclo dei rifiuti industriali e post-consumo e non sulla mera lavorazione delle plastiche vergini. Una pietra miliare è sicuramente il nostro estrusore bivite non tradizionale, PROMECO EXTRUDER SYSTEM®, che, tra le sue numerose e svariate applicazioni, permette di riciclare plastiche eterogenee miste e materiali difficilmente recuperabili come la PA6 da reti da pesca esauste. Lo sviluppo dell'impianto pilota Promeco per la conversione di rifiuti plastici misti in combustibile liquido, solido e gassoso risale al 2010. Pochi anni dopo sono stati costruiti i primi impianti per la conversione delle plastiche in idrocarburi liquidi: impianti industriali chiavi in mano, con funzionamento continuo (non a lotti) e completamente automatizzati. Oggi parliamo di Promeco Chemical Recycling e Promeco, uno dei pochi membri dell'associazione Chemical Recycling Europe, rimane tra le poche aziende in grado di offrire una soluzione efficace e continua. I clienti storici aspiravano a ottenere dalla valorizzazione dei rifiuti plastici un prodotto combustibile che potesse essere facilmente utilizzato internamente all'impianto o venduto per i motori, ad esempio navali. Oggi l'obiettivo è più ambizioso: si parla di riciclo della plastica a 360 gradi. Potrei riassumere gli ingredienti del mio percorso imprenditoriale in pochi concetti: confronto costante, ricerca e sviluppo, innovazione e creatività. Questi elementi sono stati e continuano ad essere i fattori cardine che guidano il mio lavoro e quello di tutto lo staff di Promeco con una spiccata attenzione per ogni cliente. Sperimentare, sempre e in tutti i campi in cui si è concentrato il mio interesse, è sempre stata la mia vocazione. Credo sia una sfaccettatura della curiosità e di una certa vivacità che mi piace tenere sempre in movimento. La chiave? Soprattutto individuare, interpretare i continui e diversi stimoli che, insieme, creano un capitale intangibile ma importantissimo: il capitale umano, che arricchisce e corrobora il patrimonio di conoscenze dell'azienda.





Cosa ha significato essere una donna in questo campo?


Il fatto di essere una donna in campi in cui gli uomini possono essere la maggioranza non mi ha mai creato, né mi crea, difficoltà oggi. Credo che questo status privilegiato possa essere ricondotto a un aspetto della mia formazione. Grazie allo sport, che ho praticato a livello agonistico fin dall'infanzia, ho sviluppato la capacità di confrontarmi con persone diverse da me per genere, etnia ed estrazione sociale, condividendo l'etica della responsabilità, della solidarietà e del fair play. Questi valori fanno parte del mio vivere quotidiano e mi aiutano a tessere relazioni, anche professionali, sane e preziose, ma soprattutto lontane da ogni pregiudizio. Nel settore delle materie plastiche, anche se apparentemente ancora dominato dagli uomini, ci sono ancora molte donne, forse meno esposte ai riflettori, alla guida di aziende. E ho anche incontrato negli ultimi anni, con un certo stupore unito a un'innegabile soddisfazione, donne che operano direttamente negli impianti, soprattutto in Germania, Polonia e Stati Uniti. A prescindere dal mio status, che considero privilegiato, è mia ferma speranza che la presenza femminile si rafforzi ulteriormente. Sulla base di numerosi studi, condivido l'opinione che la leadership femminile sia più aperta al lavoro di squadra, più aperta alla sostenibilità, per una visione a lungo termine. Le donne sono indubbiamente multitasking, sono in grado di pensare e operare contemporaneamente in diverse direzioni, hanno una mentalità molto innovativa e più flessibile, sono empatiche e quindi in grado di valorizzare, oltre all'aspetto puramente professionale, anche il lato umano o emotivo delle persone con cui si interfacciano. Tendono a essere più inclini all'inclusività, rafforzando l'identità individuale e promuovendo la partecipazione paritaria ai processi decisionali. Queste caratteristiche, oggi più che mai, sono necessarie alle aziende per affrontare e vincere le sfide del prossimo futuro.


Quali sono le sue sfide personali e/o aziendali per il 2023?


La mia sfida personale per il 2023 è guidare Promeco verso la creazione di valore a lungo termine. Creare valore in modo sostenibile, soddisfacendo le esigenze delle comunità, compreso l'ambiente, dei clienti, dei dipendenti e dei fornitori. Competere sul piano della fiducia e della responsabilità, creando relazioni sempre più profonde. Per creare una redditività a lungo termine, sono fondamentali la fedeltà dei dipendenti, i rapporti di fiducia con i fornitori e i clienti, nonché il sostegno del governo e delle comunità. Si tratta di un lavoro complesso: le decisioni da prendere possono comportare compromessi, poiché gli interessi di diversi gruppi possono anche essere in contrasto tra loro. Promeco, da parte sua, si è posta un obiettivo davvero notevole: consentire all'industria della plastica di compiere la transizione concreta verso un'economia più sostenibile. Chiudere il “cerchio del riciclo” grazie all'impianto PROMECO® CHEMICAL RECYCLING, un processo sviluppato ormai da più di 10 anni. Proteggere l'ambiente è un impegno che ci assumiamo giorno dopo giorno per migliorare noi stessi e garantire che le nostre azioni non danneggino l'ambiente.

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